Intervista all'antropologa culturale Alessandra Guigoni
Signore e signori oggi alla Tavola di Ajò a Pappai!!! conosciamo l'antropologa culturale Alessandra Guigoni, esperta in storia e cultura del cibo e del vino.
Benvenuta Alessandra! È un piacere ospitarti alla nostra tavola virtuale. Ci racconti qualcosa di te e di come è nata la tua passione per il cibo?
E’ nata a fine anni 90, quando il cibo non era cool, non era trendy e non era glam; ma non mi ha stupito vedere che nel primo ventennio del XXI secolo è diventato uno dei temi più di moda, era scritto che lo sarebbe diventato. Meno si cucina più se ne parla. Andrà avanti.
T utte! La Sardegna ha mille tradizioni interessanti,
alcune delle quali riconosciute dall’Unesco, come il Canto a tenore e le
macchine dei santi, parlo dei Candelieri di Sassari, o il patrimonio nuragico,
materiale e immateriale, penso a Barumini. Dal punto di vista alimentare
l’Isola possiede dei cibi assolutamente unici, il problema è riuscire a
valorizzarli in modo efficace.
Benvenuta Alessandra! È un piacere ospitarti alla nostra tavola virtuale. Ci racconti qualcosa di te e di come è nata la tua passione per il cibo?
E’ nata a fine anni 90, quando il cibo non era cool, non era trendy e non era glam; ma non mi ha stupito vedere che nel primo ventennio del XXI secolo è diventato uno dei temi più di moda, era scritto che lo sarebbe diventato. Meno si cucina più se ne parla. Andrà avanti.
Antropologa,
docente, consulente, giornalista, blogger, scrittrice, volontaria presso Slow
Food, ed in ultimo, ma non ultimo, moglie e mamma. Sperando di non aver dimenticato
nulla… sei una donna decisamente eclettica! Ma come si conciliano tante
attività con la vita privata?
Non si conciliano, sono sempre in
affanno! Non faccio una vita molto slow, ma sono stata dirigente Slow Food per
7 anni, è stata una esperienza che mi ha insegnato molto. Ho una tensione molto
forte verso il lavoro, ma so quando fermarmi. La mia famiglia prima di tutto.
Il
tuo ultimo libro “La Lingua dei Santi” parla del legame esistente tra
alimentazione e religione. Hai qualche aneddoto da raccontarci legato proprio
al “dietro le quinte” della stesura del tuo saggio?
Ce ne sarebbero tanti perché La
lingua dei santi si legge come un giallo, come un romanzo, pur essendo un
saggio, me lo hanno detto in molti. Anche io ho dovuto scoprire, negli anni, i
concetti di cui parlo, cioè il legame fortissimo tra il culto dei santi e
alcuni stilemi delle religioni pagane, tra i manufatti alimentari e la
religiosità popolare. Un tema che non era ancora stato trattato in modo
organico. L’ho fatto.
La
nostra Isola è ricca di tradizioni molto antiche. Quale tra queste ti ha
affascinato maggiormente?
Oggi
la Sardegna, secondo te, è in grado di gestire e promuovere efficacemente il
proprio patrimonio enogastronomico e culturale, non solo all’estero, ma
partendo proprio all’interno del suo stesso territorio? Come possono le piccole
realtà isolane valorizzarsi al meglio?
È un po’ ciò che si chiedono
tutti, la risposta è ni, ma rimango fiduciosa. Le piccole realtà, a mio modesto
parere? Devono imparare a comunicare in modo diverso, aperto, contemporaneo,
utilizzando i canali, i linguaggi e i mezzi a disposizione.
Dopo
la tua esperienza all’EXPO 2015 di Milano, in qualità di Etnoantropologa,
relatrice a Sardegna EXPO e consulente del SocialCarpet, puoi raccontarci come
viene vista la Sardegna agli occhi degli altri?
La Sardegna viene vista come una
terra misteriosa, ricca di tradizioni, bellissima, selvaggia. Incuriosisce
moltissimo. Nella settimana in cui il Padiglione della Sardegna è rimasto
aperto ad Expo ha fatto numeri da record. L’isola ha un grande capitale e una
enorme reputazione, vanno spesi bene.
Sostenibilità
alimentare: hai qualche consiglio da darci su come perseguirla?
Mangiare meno, mangiare meglio,
non sprecare e eliminare la plastica dalle nostre vite.
Com’è
cambiata l’alimentazione nel tempo? E come immagini il cibo nel prossimo
futuro?
Oggi mangiamo cose morte, è tutto
pastorizzato, sterilizzato, per poter durare a lungo e viaggiare da una parte
all’altra del pianeta. Un tempo si consumavano prodotti freschi, non c’era il
frigo quindi i sistemi di conservazione erano semplici ma efficaci: il sale, il
sole, l’aceto, le spezie, un ambiente fresco e asciutto… Bisogna tornare a
consumare alimenti “vivi” con gli enzimi buoni, pane a lievitazione naturale,
formaggio a latte crudo, vini naturali… Così il nostro microbiota ringrazia e
rimaniamo in salute.
Si
parla tanto dei cosiddetti SuperFood, qual è la tua opinione in merito?
I superfood esistono e sono tra
noi! Ce ne sono tanti, come sa casada,
il colostro ovino con cui si ricava una specie di budino, utilizzato in
Sardegna sin dall’antichità. Ha molte proprietà, è probiotico. O il pane a
lievitazione naturale, parlo di pane con grano duro realmente integrale, a
lunga lievitazione. Ha un indice glicemico basso, nutre la nostra flora
intestinale, non è un superfood da riscoprire? Va bene l’esotismo, da
antropologa lo comprendo benissimo, ma abbiamo tanti super food anche nel
Mediterraneo, senza scomodare produzioni di paesi lontani.
Food
Experience, Food Telling, Food Design, sono alcune delle tematiche che tratti
presso lo IED - Istituto Europeo di Design di Cagliari. Puoi spiegarci meglio
di cosa si tratta?
Sono le mie materie predilette,
insegno a raccontare il cibo in modo contemporaneo, interessante, attingendo
dal mito, dal rito, dagli elementi culturali. In fondo siamo tutti bambini che
adorano sentir raccontare storie, favole e leggende, anche sul cibo. Vanno
raccontate bene però!
Sei genovese e sarda d’adozione, in quanto vivi a Cagliari da più di 20 anni.
Qual è il piatto genovese e quello sardo che preferisci di più e di cui non
riusciresti a farne a meno?
Non posso fare a meno del pesto
di mia mamma direi. Lo metto anche nel minestrone. Ci sarebbe anche la Cima,
una pietanza assolutamente straordinaria, l’ha esaltata anche Fabrizio De André,
in una canzone a lei dedicata.
Della Sardegna amo molti
prodotti, difficilissimo scegliere! Vado ad istinto: il carasau, un pane
duttile, gustoso, che ha mille impieghi in cucina; il riso sardo, ha un sapore
unico, bollito con un filo d’olio è divino, i dolci di mandorle, quelli fatti
in casa, con l’acqua di fior d’arancio e la ghiaccia reale, bellissimi e
buonissimi. I formaggi, tutti.
Hai
una ricetta che vorresti regalare in esclusiva ai nostri lettori?
Cucino in modo molto semplice, ma
credo fortemente nella semplicità. Quando a casa viene qualche ospite
continentale o straniero so di fare colpo sicuro con una semplice pasta con la
bottarga, spaghetti buoni, sardi, e bottarga di Cabras vera, un filo d’olio evo
di Sardegna, Dop e si può far iniziare ad assaggiare il territorio e raccontare
la sua cultura enogastronomica. Importantissimo l’abbinamento con un buon vino
certificato, servito appropriatamente. Fiori freschi a tavola, bei piatti e
bicchieri. Basta poco.
Domanda
di rito: un saluto ai lettori di “Ajò a Pappai!!!”…
Grazie ad Ajò a Pappai per l’intervista, e grazie alle
vostre lettrici e lettori per aver letto sin qui!
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Ringraziamo di cuore Alessandra Guigoni per la sua gentilezza e disponibilità nel rilasciarci questa intervista. Vi segnaliamo nuovamente il suo saggio "La Lingua dei Santi", di cui potrete trovare la recensione qui. Inoltre potete trovarla nel suo diario Etnografia.it, su FoodMoodMag, Reporter Gourmet, e sui vari social (su Twitter con il nick @alexethno).
Le fotografie utilizzate in questa intervista sono state prese dai profili e dalle pagine Facebook di Alessandra Guigoni.
Le fotografie utilizzate in questa intervista sono state prese dai profili e dalle pagine Facebook di Alessandra Guigoni.